venerdì 15 luglio 2016

Recensione: "The Program" di Suzanne Young

Buongiorno a tutti, readers! Torno con una nuova recensione per concludere in bellezza la settimana, anche se ci aspetta il weekend xD Prima, però, volevo dirvi che non sto più facendo post riguardanti le mie nuove entrate libresche perché la mia macchina fotografica è andata. Non so bene per quale motivo, ma scatta male e rende le immagini sgranate e fuori fuoco. A quanto ho capito si è rotto lo stabilizzatore, ma non me ne intendo molto, perciò finché non la ricompro (sto mettendo via i soldini) non posso scattare fotografie da inserire sul blog. Mostro i nuovi arrivi, soprattutto quelli che mi inviano le case editrici, su Twitter e sul mio profilo Instagram (quello privato e personale) poiché fotografo col cellulare, ma non sono immagini di altissima qualità da poter mettere in un post. Ci ho provato, ma quando le passo al pc si vede che sono fatte con l'iPhone e, per quanto buone, non sono all'altezza di una foto realizzata con una macchina fotografica. Ho scelto quindi di bloccare momentaneamente la rubrica e aspettare, perché non voglio che la fatica che faccio per rendere il mio spazio bello e gradevole si eclissi pubblicando fotografie discutibili. E' una cavolata, ma ci tengo. Settimana prossima tornerò sicuramente con la Kindle Mania, anche se di recente ho cercato di trattenere il mio shopping pazzo, avendo parecchi cartacei e eBook da leggere. Ma qualcosa è sicuramente scappato, ahimè xD Ora non vi annoio più. Di seguito trovate la mia recensione a The Program, primo capitolo della duologia dispotica di Suzanne Young, pubblicata in Italia dalla DeAgostini.

Titolo: The Program
Autore: Suzanne Young
Editore: DeAgostini
Pagine: 304
Prezzo: € 14,90
Data d'uscita: 21 aprile 2015
Sloane sa perfettamente che nessuno deve vederla piangere. La minima debolezza, o il più piccolo scatto di nervi, potrebbero costarle la vita. In un attimo si ritroverebbe internata nel Programma, la cura ideata dal governo per prevenire l’epidemia di suicidi che sta dilagando fra gli adolescenti di tutto il mondo. E una volta dentro, Sloane dovrebbe dire addio ai propri ricordi… Perché è questo che fa il Programma: ti guarisce dalla depressione, resettandoti la memoria. Annullandoti. Così, Sloane ha imparato a seppellire dentro di sé tutte le emozioni. Non vuole farsi notare, non ora che suo fratello è morto e lei è considerata un soggetto a rischio. L’unica persona che la conosce davvero è James, il ragazzo che ama più di se stessa. È stato lui ad aiutarla nei momenti difficili, lui a farle credere che ci fosse ancora speranza. Ma, quando anche James si ammala, Sloane capisce di non poter più sfuggire al Programma. E si prepara a lottare. Per difendere i propri ricordi, a qualunque costo.

VOTO:
½

RECENSIONE
Questo libro è nella mia libreria da l’anno scorso. Lo avevo cominciato in ebook, ma volendolo cartaceo – perché l’inizio mi aveva preso troppo – ho rimandato la lettura fino alla settimana scorsa. Essendo uscito The Treatment non potevo proprio rimandarne oltre la lettura, ecco perché mi sono decisa a finirlo (ovviamente, l’ho ripreso da capo). Avevo aspettative alte su The Program e, grazie al cielo!, non sono state per niente deluse. Ma andiamo con ordine. 
The Program è ambientato in un mondo dove il suicidio è diventata una malattia. Le emozioni negative (pianto, tristezza, dolore) vengono viste come sintomi pericolosi da debellare in fretta, prima che infettino l’individuo spingendolo a togliersi la vita. Ecco perché Sloane, soggetto ritenuto a rischio, deve soffocare le sue emozioni. Nessuno deve vederla piangere, nessuno deve sapere che soffre ancora molto per la perdita di suo fratello maggiore, nessuno deve scoprire che qualche volta si sente triste. Nessuno eccetto James, il suo ragazzo, l’amore della sua vita. James era il migliore amico di suo fratello, e il suo suicidio ha destabilizzato anche lui. Ma cerca di stare attento per Sloane, perché proteggerla è l’unica cosa che conta veramente per lui. Insieme a Miller, un loro grandissimo amico, i tre ragazzi lottano costantemente per apparire sani e felici, ma non è sempre così facile. Prima erano in quattro, ma quando Lacey – migliore amica di Sloane e ragazza di Miller – viene portata nel Programma le cose sembrano gradualmente peggiorare. Ma che cos’è il Programma? Un’idea generata dal Governo degli Stati Uniti che aiuterebbe i soggetti a guarire, eliminando alla radici i problemi. O, per meglio dire, i ricordi. Resettano completamente la memoria, insomma, lasciando solo il bello e togliendo tutto il brutto del mondo. Ma chi sarebbero Sloane e i suoi amici senza ricordi? Rammenterebbero chi sono, chi erano prima, il legame che li univa, l’amore…? La risposta è no. Tutti sanno bene che i Rientranti non sono più le persone che erano prima, proprio come Lacey… E questo rende la minaccia del Programma un’ipotesi davvero terrificante. Ma quando anche James si ammala, in seguito ad una tragedia che nessuno aveva visto arrivare, e viene internato nel Programma, Sloane capisce che anche per lei è la fine.
Non vi do altri particolari perché un libro deve essere letto. La mia recensione – le mie recensioni, in generale, sempre – hanno il fine di farvi sapere cosa ne penso del romanzo, non voglio raccontarvi la storia e spoilerarvi tutto. Non ci sarebbe gusto così, e poi odio le recensioni piene zeppe di particolari che vorrei scoprire personalmente leggendo il romanzo.
Come ho già detto all’inizio, The Program non mi ha delusa, anzi… questo libro è stato proprio una rivelazione. Cosa rara di recente. L’ho letto in tre giorni, se non erro, ritagliandomi qualche ora quando mi era possibile, e l’ho divorato. Trovo che il mondo dispotico creato dall’autrice sia pazzesco. Anche se alcune cose non mi sono del tutto chiare… Insomma, il suicidio è visto come una malattia, un’epidemia da debellare. Okay. Ma perché? Questo purtroppo nel primo romanzo non è spiegato, infatti confido del secondo volume. In realtà non c’è un crescendo di informazioni, cosa da un lato utile perché catapulta il lettore in questa nuova realtà, ma dall’altro lascia il tempo che trova. Fin dal principio, Sloane spiega che dove vive essere tristi non è accettabile. Un minimo sbaglio, una sola parola errata, potrebbe causa la tua inserita nel Programma. A scuola fra gli allievi ci sono dei medici in camice bianco che, non appena scorgono qualche possibile depresso, intervengono portando via il poveretto. Ogni mattina gli studenti devono rispondere ad un questionario (Ti senti felice? Hai mai avuto qualche pensiero non proprio bello? Qualcuno che conoscevi di recente è morto?) e se non passi il test sei nei guai. Per farla breve, se il tuo ragazzo ti molla passa subito ad un altro perché se ti beccano a versare anche solo una lacrima ti internano. È brutale, ma è così. E ho trovato affascinante l’idea sviluppata dalla Young, ma avrei preferito che ci spiegasse di più, soprattutto sul motivo che ha portato a tutto questo. Parlando dei personaggi, li ho amati tutti. Caso piuttosto unico che raro per me… Okay, magari non proprio tutti, solo uno non l’ho digerito per niente, ma gli altri li ho adorati. Trovo che Sloane sia una bella protagonista, una ragazza forte e fragile al tempo stesso che cerca di restare viva – e soprattutto se stessa – in un mondo che non ti permette di essere davvero viva. Ed è questa una grossa falla del Programma. Il Governo crede che il Programma sia la cura, io penso sin dall'inizio che al contrario sia la causa... Come si può vivere, se hai un bersaglio appicciato alla schiena che ti ricorda che in realtà non puoi vivere appieno? Il dolore fa parte della vita, elaborare un lutto aiuta ad andare avanti, a superarlo, piangere è una valvola di sfogo... Senza queste piccolezze, che non sono per forza segni di depressione o di tentato suicidio, la gente vive a metà. Si limita a sopravvive. E Sloane è una sopravvissuta in vari ambiti, specialmente nella questione fratello-morto. Non ha mai potuto elaborare realmente il lutto per la sua perdita, e questo l’ha segnata. Ma Sloane è grata di avere accanto a sé James. Lui è un roccia. Lui è il suo unico sostegno e il suo grande amore. Ho letteralmente adorato questi due, dico sul serio. Ho adorato la loro storia d’amore e soprattutto i ricordi di Sloane, che ci hanno fatto capire come e perché si sono messi insieme. Sloane e James sono l’Amore, con la A maiuscola, e sembra che nulla riesca mai a dividerli davvero. Ed è per questo che alcuni loro atteggiamenti mi hanno snervata. Partiamo da James. Non posso dirvi cosa succede, ma ci sarà un episodio in cui il nostro bel protagonista verrà messo a dura prova. Io capisco il dolore della perdita, specialmente se quello precedente (quello per Brady, il fratello di Sloane) non sei mai riuscito a superarlo, ad assimilarlo, perché non te lo hanno permesso… Ma cedere alla depressione, lasciare che ti internino, smettere di lottare quando sai bene che tutto questo significherebbe lasciare da sola la ragazza che ami che senso ha? Ecco, qui sarei voluta entrare nel romanzo e prendere James a sberle. Urlargli in faccia: «Oh, ma ti ripigli?!» Si apre qui la vera essenza del romanzo. Il Programma viene narrato attraverso gli occhi di Sloane (come tutto il libro, comunque) che, ormai da sola, non riesce a tenere alta la sua maschera di freddezza e felicità, e viene ‘catturata’. È la parte più sensibile e dolorosa del romanzo, più empatica, quella legata maggiormente alle emozioni. Insieme a Sloane ci rendiamo conto sul serio in cosa consiste il Programma, ripercorriamo con lei la sua storia, riviviamo con lei e suoi ricordi e, lentamente, la vediamo venire a patti con se stessa (brutti patti) per cercare di salvare una parvenza della ragazza che era. E con lei ci spegniamo. Io ho davvero amato Sloane, ma ad un certo punto l’avrei presa a sberle. Avete presente le brave bambine, quelle che se la mamma dice ‘prendi lo sciroppo perché se no la febbre non ti passa più’ lo fanno anche se il sapore è tremendo? Bene, avete inquadrato Sloane. Ha passato anni a ribellarsi al Programma. Ha giurato a se stessa e a James di non dargliela vinta, di lottare contro di loro, e poi… Appena mette piede là dentro fa tutto quello che le viene detto. Seriously?! L’avrei presa per i capelli, altro che Programma. I ricordi glieli avrei cancellati io a suon di testate al muro. Per di più, ad un certo punto, entra in scena un personaggio nuovo, un paziente, Realm (che nome) e qui apriamo proprio il fuoco. Alcune cose le ho anche accettate. Se non ricordi nulla di chi eri prima di entrare nel Programma, è anche ovvio che vivi il presente senza pensare ad un passato che non ricordi… Ma dopo? Sloane con Realm fa determinate cose che non mi sono andate proprio a genio, considerando che lei provava determinate sensazioni. Sospetti su se stessa, sospetti su James, sospetti su Realm. Ma li ha mai veramente seguiti? Figuriamoci. Questo è quello che mi ha davvero infastidita del romanzo e, in special modo, di Sloane e James. Ci sono delle parti in cui non sembrano nemmeno loro, come se uscissero da loro stessi completamente. E comprendo che ci avrete capito poco, ma se avete letto il libro – o lo leggerete – riuscirete a mettere insieme i punti.
Il finale è sicuramente cliffhanger. Il romanzo finisce sul più bello, proprio quando finalmente qualcosa inizia a muoversi. Ma fortunatamente ho già il secondo nel Kindle, e anche voi che ancora non avete iniziato questa serie avrete la possibilità di leggerla tutto d’un fiato. E poi la scrittura dell’autrice lo permette. Suzanne Young ha uno stile incalzante che non stanca. Sa dosare bene i dialoghi e i momenti di empatia, quelli di tensione e le parentesi introspettive. Leggevo il romanzo e non mi accorgevo di diminuire le pagine a vista d’occhio, e questa è sicuramente un grande pregio.
In conclusione, perché è venuta una recensione più lunga di quel che mi aspettavo, senza avervi detto poi a conti fatti nulla di che, io consiglio vivamente questo libro. È un romanzo che vale, una storia che vale. Io non ho dato le cinque stelline solo per quei punti che mi hanno decisamente infastidita, ma è gusto personale, perché oggettivamente The Program è un romanzo da rating pieno.
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Spero che abbiate capito qualcosa della mia strampalata recensione e che, soprattutto, vi sia stata utile =) In quel caso, lasciate un commentino qui sotto! Fatemi sapere se il vostro pensiero combacia col mio o se siete in disaccordo. E se non avete ancora letto il libro, ditemi se il mio parere vi ha convinti ad acquistarlo o meno. Io ora vi saluto, ma vi invito a seguirmi e diventare lettori fissi del blog, se non lo avete ancora fatto ;) Un grosso bacio!
Alla prossima,
Feeling Reading

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